Introduzione al Buddhismo

Sono molte, oggi, le persone che vogliono seguire una via spirituale.

Si rendono conto, in qualche modo, che il benessere materiale non è una fonte di piacere duraturo, né la risposta ai problemi esistenziali. Iniziano allora a sperimentare varie vie, ma pochi riescono ad afferrare il vero valore insito nella pratica del Dharma, della religione, della meditazione, dello yoga o di come vogliate chiamarla.

I più ne hanno una visione molto limitata e pensano che la pratica spirituale richieda solo qualche mutamento superficiale nel modo di mangiare, di vestire, di lavorare e così via. Tutto ciò non ha niente a che vedere con la vita spirituale; è un’idea totalmente sbagliata.

Prima di iniziare a praticare il Dharma buddista dovete chiedervi perché, quali problemi cercate di risolvere per mezzo della meditazione e quali ne sono gli obiettivi.

Se vi mettete a praticare solo perché lo fa un vostro amico non va bene. Se poi immaginate che la pratica spirituale si traduca in qualche cambiamento istantaneo – come tingere di rosso o di giallo un panno bianco – anche questo è un errore ridicolo.

Il mutamento spirituale significa cambiare atteggiamento mentale, è un fenomeno psicologico e non fisico, che avviene per gradi. Se applicate la mentalità materialista alla crescita spirituale, le vostre azioni non diventeranno mai religiose. Quindi dovete chiedervi perché lo fate.

Se volete viaggiare da un posto all’altro prima stabilite il vostro percorso; perché dunque dovreste seguire il sentiero spirituale come un cieco? Gli errori in questo campo sono molto più pericolosi di quelli commessi nelle ordinarie situazioni del mondo materiale. Se non capite la natura del sentiero verso la liberazione, non otterrete alcuna realizzazione, non importa quanta energia e quanti sforzi impieghiate.

La vostra pratica spirituale inizia da dove vi trovate. Dovete pertanto conoscere la vostra situazione attuale, la natura essenziale del vostro corpo, di quel che dite e di quel che pensate. In tal modo potete discernere i motivi logici per i quali è necessario praticare e in tal modo la vostra meditazione sarà valida ed efficace. Inoltre, con la vostra esperienza, comincerete a capire che i problemi si vanno risolvendo.

Se invece non avete questa consapevolezza e vi limitate ad agire, aspettando che succeda qualcosa, è molto pericoloso.

Secondo l’interpretazione dei lama, nella pratica del buddismo le azioni in se stesse, fisiche o mentali, non hanno un grande interesse: importanti sono i risultati delle azioni, gli atteggiamenti e le situazioni psicologiche che le causano.

Può darsi che esteriormente un’azione sembri molto spirituale, ma se la mente che l’ha prodotta è inquinata o in preda all’ignoranza, tale azione non porterà benefici e la pratica di quella persona non sarà altro che una perdita di tempo.

Spesso le vostre azioni possono apparire di natura religiosa – ad esempio atti di gentilezza o di umiltà – ma se non sapete come indagare per capire l’atteggiamento mentale che le motiva, non potrete mai sapere con certezza se sono realmente tali. Forse andate regolarmente al vostro tempio, andate in chiesa tutte le domeniche, frequentate le meditazioni di fine settimana: ma, se vi interrogate a fondo, probabilmente scoprirete che non si tratta affatto di azioni religiose.

Dovete scoprire l’atteggiamento mentale che vi spinge ad agire in un certo modo. Molti ritengono che la religione faccia parte della cultura del proprio paese o delle usanze tradizionali. Niente di più sbagliato.

Che cos’è la cultura? Cosa sono le tradizioni? Le usanze sociali non possiedono la conoscenza e la saggezza per comprendere la realtà dell’universo, né la cultura o il modo di vivere di un paese ha niente a che vedere con la religione. Se voi pensate che sia così, la vostra religiosità è molto primitiva. Non intendo dire che è primitiva la natura della religione, si tratti di buddismo, di cristianesimo o di induismo: voglio dire che il vostro modo di considerare la religione è primitivo, e ne avete una nozione del tutto erronea.

Se seguite la vostra religione perché “molti lo fanno”, senza sapere quello che state facendo o perché lo fate, allora è tutto molto sciocco, illogico, senza significato.

Se desiderate che la vostra pratica spirituale o la vostra meditazione siano reali dovrete praticare con consapevolezza; se non ne capite il motivo non è necessario praticare.

Nei suoi insegnamenti sulla disciplina (vinaya), Buddha proibì alla gente di farsi monaco o monaca se la motivazione per entrare in un monastero era quella di avere cibo, abiti e un rifugio dalle intemperie. Molte volte aderiamo a una particolare religione o sentiero perché la nostra mente si appropria di qualche vantaggio temporaneo come il benessere fisico, una buona reputazione o una filosofia interessante: “Seguo questa religione perché mi piacciono le sue idee”. Ma quelle idee come si integrano con la vostra vita di ogni giorno? Quella particolare filosofia porterà alla vostra mente una serenità durevole? Dovete controllare perché ne siete attratti.

La nostra mente è davvero superficiale, sempre proiettata verso l’esterno non esaminiamo mai come queste filosofie si integrino con la nostra vita quotidiana, ed esiste sempre un profondo divario tra la filosofia religiosa e la persona che cerca di metterla in pratica. A che serve allora? Costui è ancora preda del proprio ego materialista. Alcuni possono aderire al movimento degli Hare Krishna perché così al tempio ricevono da mangiare gratis senza dover lavorare. Menti davvero limitate, ma è possibile. Non le sto criticando, è solo per fare un esempio: ogni religione ha questo tipo di seguaci.

Per praticare una religione dovete saperne il come, il perché o lo scopo; non dovete abbracciarla solo perché volete impararne la filosofia. Interrogate la vostra mente, “perché mi unisco a loro, perché accetto queste idee?”. È del tutto sbagliato pensare: “voglio studiare questa religione, ci sono tanti concetti stupendi”, senza cercare di capire se questi concetti sono in relazione con la vostra vita quotidiana se per voi la pratica religiosa non è altro che apprendere delle idee fareste meglio a farvi una spremuta d’arancia. Perché almeno la spremuta vi da un breve piacere e di calma la sete, mentre le settimane, i mesi e gli anni passati ad apprender idee sono tutto tempo sprecato; come raccogliere immondizia. Non sto criticando la religione, sto criticando la nostra mente primitiva.

Sono sicuro che state pensando: “mi sa che sta scherzando a chiamarci primitivi. Questo lama viene dal Tibet, lui sì che è primitivo!”. Dal punto di vista della tecnologia moderna, è vero, voi siete forse molto avanti; ma dal punto di vista psicologico, nell’apprendimento spirituale… forse siete voi i veri primitivi! Potrebbe essere proprio così.

Nel mondo moderno è difficile vivere sperimentando gli insegnamenti, perché le vibrazioni degli oggetti materiali sono molto forti.

Dovete fare un esame: cosa avete ottenuto da quando avete intrapreso il vostro “viaggio” spirituale? Siete una persona religiosa? Può darsi di no.

Se in questo periodo di tempo non avete fatto altro che attaccarvi intellettualmente a delle idee, non siete approdati proprio a nulla, non avete niente da spartire con la religione anche se affermate di essere buddista o altro.

È molto interessante: se esaminate ciò che diverse persone pensano della pratica religiosa, scoprirete che le opinioni variano moltissimo, e che nessuno ha le stesse idee. Ogni mente limitata apprende in modo limitato il significato il valore della religione e quindi molti affermano: “questa religione è fanatica, quella è cattiva, quell’altra è fatta così…”. Come possono dirlo? Si riferiscono alla religione o ai loro sedicenti seguaci? Quando sosteniamo che una particolare religione è degenerata significa che l’abbiamo travisata completamente e che non possediamo la conoscenza che sorge dalla saggezza.

La religione è conoscenza, è saggezza, come può degenerare? Tutti pensano: “io metto in pratica la religione: medito, prego, e leggo i testi”.

Ma dovete controllare se tutte queste attività modificano realmente la vostra mente, risolvendo i problemi mentali, e se vi procurano una chiara percezione della realtà. Se la risposta è positiva, allora va tutto bene.

A volte succede che qualcuno si identifichi con una particolare idea religiosa, diventando un fanatico: “questa è l’unica via. La mia religione è bianca, tutte le altre sono nere”. La sua mente non è aperta e non riesce a vedere altro, per questo parla così il fanatismo è solo suo, non della religione che segue.

Ad esempio, per limitarci al buddismo, ci sono tantissimi modi per praticare, a seconda delle esigenze individuali. Quindi non potete definire il buddismo una religione vera e propria se usate questa parola nel modo in cui la intende la maggioranza, specie in Occidente. Per queste persone, la religione è una cosa statica, immutabile. Il buddismo non è così. Ha sicuramente degli aspetti religiosi, ma racchiude anche molti altri fattori: filosofia, psicologia, scienza, logica e così via.

Buddha diede molti differenti insegnamenti a seconda delle varie esigenze dei suoi numerosi discepoli. Egli stesso affermò: “ad alcuni discepoli dico: fa così. Ad altri invece dico non fare così, devi comportarti in un altro modo. Perciò non desidero che i miei seguaci affermino che qualcosa è giusto o sbagliato solo perché ho detto così”. Spetta a voi verificare se qualcosa è giusto o sbagliato, non potete dire: “perché così ha detto Buddha, perché così ha detto Dio”. Su questo punto Buddha è stato molto chiaro e l’ha confermato:

“io do insegnamenti differenti che siano adatti alle differenti capacità delle singole menti, è un metodo programmato”

Per esempio, la filosofia che parla dell’anima è adatta per la mente di alcuni esseri, ma non per quelli di intelligenza superiore. In altre parole i suoi insegnamenti tenevano conto al massimo grado della psicologia della persona a cui erano rivolti. Potete capire quest’aspetto osservando come in tutti i paesi buddhisti in modi di praticare siano differenti.

Se non capite e traete conclusioni con un’esperienza limitata -forse vedendo alcuni tibetani offrire lampade di burro o incenso- potreste pensare che quello che avete visto sia l’unico modo di praticare. Milarepa, il grande Yoghi tibetano che ottenne l’illuminazione in una sola vita, visse e praticò nella solitudine delle montagne, senza cibo né vestiti.

Quindi spero sia chiaro: la pratica religiosa non ha nulla che vedere con le usanze sociali o con superficiali cambiamenti esteriori, è esclusivamente un particolare stato mentale.

Voglio spiegare questo punto con un aneddoto preso dalla tradizione tibetana.

Un giorno il grande Yoghi lama Dromtompa vide un praticante buddista che camminava intorno a uno stupa. Allora disse: “girare intorno allo stupa va bene, ma sarebbe meglio se ti mettessi a praticare il Dharma”, e se ne andò. L’uomo allora pensò: “chiaramente voleva dire che girare intorno allo stupa non è vera pratica: sarà meglio che vada a casa a leggermi qualche libro sacro”. Per parecchio tempo studiò testi religiosi, finché un giorno incontrò di nuovo lama Dromtompa che gli disse: “leggere libri sacri va bene, ma sarebbe meglio se tu ti mettessi a praticare il Dharma”. E l’uomo pensò: “in me dev’esserci proprio qualcosa che non va” e si mise a meditare. Ancora una volta lama Dromtompa gli chiese cosa stesse facendo in quel periodo. E lui rispose: “sto meditando”. “La meditazione va bene”, replicò lama Dromtompa, “ma sarebbe meglio se tutti mettessi a praticare il Dharma!”. Questo fu veramente troppo per quell’uomo, non era possibile che ogni volta allo Yoghi gli dicesse che qualcos’altro era meglio di quello che stava facendo e quindi esclamò esasperato: “praticare il Dharma! Praticare il Dharma! Che intendi dire per praticare il Dharma?”. Allora lama Dromtompa replicò: “libera la tua mente dagli attaccamenti della vita mondana”.

Capite? Potete visitare templi, chiese e monasteri, leggere libri sacri e meditare stando seduti in un angolo senza far nulla, ma se non avete cambiato il vostro atteggiamento mentale, le vecchie abitudini di attaccamento e di possessività, la vostra mente non sarà più serena. Questo voleva dire lama Dromtompa.

Se non avete compiuto un mutamento psicologico, dato che le basi dell’inquietudine mentale sono tuttora presenti, ogni cosa, ogni pratica farete non porterà risultato voluto.

Anche se siete cambiati esternamente, ma non lo siete interiormente, non potete fare progressi sul sentiero spirituale.

In questi tempi molti si interessano di meditazione e, naturalmente, parecchi ottengono anche risultati positivi. Se però non avete trasformato la natura agitata della vostra mente e pensate con arroganza: “sto meditando”, la vostra pratica è totalmente sbagliata.

Non date per scontato che meditare sia sempre positivo: dipende da cosa avete capito della meditazione e da come meditate. Severamente con sincerità integrate la filosofia religiosa con la vita quotidiana, e non vi limitate solo a seguire qualche sterile teoria intellettuale, allora la meditazione sarà estremamente utile molto potente.

Se invece persistete in qualche stereotipo di religione del tutto avulso dalla realtà, state andando nella direzione opposta alle realizzazioni e inoltre la vostra mente inquinata è convinta di essere nel giusto. Pertanto dovete verificare di continuo, è molto pericoloso non farlo.

 

Questo è il motivo per cui, come ho già detto, Buddha stabilì la regola che i deboli e incapaci di fronteggiare la vita desiderosi di entrare in monastero solo per facilitarsi le cose, non potessero essere accettati come monaci e monache. Allo stesso modo, se entrate a far parte di un gruppo religioso per ottenere un lavoro o per accrescere la vostra reputazione e vi aspettate di trovare soddisfazione e risposte ai vostri problemi, state proprio fantasticando: siete completamente fuori strada. Se la vostra mente spirituale è così primitiva e di livello così inferiore non risolverete mai i vostri problemi mentali né otterrete alcuna realizzazione: è impossibile.

Pertanto se le vostre azioni diventano il sentiero verso la liberazione, la realizzazione interiore o invece diventano la causa di una confusione totale, tutto ciò dipende dal vostro atteggiamento mentale.

Non interessa che le vostre azioni sembrino religiose o materialiste: quello che conta sono i risultati che si manifestano nella vostra psiche. Buddha stesso ha affermato:

“non dovete sostenere con fanatismo la mia dottrina filosofica. L’attaccamento verso le teorie della religione che praticate è un’altra forma di malattia mentale”.

Considerate le guerre di religione, in cui gente di una religione combatte contro gente di un’altra religione per un pezzo di terra. Si tratta di persone del tutto fuorviate. La religione non è qualcosa che ha a che fare con un territorio; non è qualcosa di materiale.

Lo scopo della religione è far sorgere la pace interiore e una vita migliore.

Malgrado ciò la gente ne fa cattivo uso, provocando più confusione, più astio. Certi comportamenti non hanno nulla da spartire con il buddhismo o con qualsiasi altra religione.

La pratica religiosa è un metodo per liberarci da ogni attaccamento, però dobbiamo stare attenti. Diciamo che il materialismo è negativo ma poi diventiamo fanatici di qualche filosofia spirituale. Siamo uguali a quelli che non potendo soddisfare certi desideri, cercano di sublimarli mettendosi a mangiare in modo irrefrenabile. Si tratta di fattori psicologici molto profondi, non di semplici nozioni intellettuali: la radice dell’attaccamento è radicata molto profondamente nella nostra mente. Ci accorgiamo che gli oggetti materiali hanno un valore molto limitato: “possiedo tutte queste cose eppure non sono felice” per cui vi rinunciamo, attaccandoci a qualche concetto religioso. E se qualcuno ci dice che la nostra religione è ridicola perdiamo completamente la testa.

A questo proposito c’è un altro aneddoto tibetano.

Un monaco chiese a un amico cosa stesse facendo in quel momento e l’altro rispose: “sto meditando sulla pazienza”. Il monaco obiettò: “ah sì, stai meditando sulla pazienza. Mangia questa cacca!” “Mangiala tu!”, Rispose l’altro con rabbia.

Avete capito? Si suppone che meditare sulla pazienza serva per tenere sotto controllo la collera, ma se bastano poche parole per farvi perdere la calma, a cosa è servita la vostra pratica? È come se aveste passato tutta la vita a fare vestiti di lana e poi un giorno, per una qualche ragione, vi trovate sperduti in mezzo alla neve a morire di freddo. Se impiegate tutta la vostra energia a meditare e a praticare la religione, con l’intenzione di liberarvi dall’attaccamento e dalla collera, dovreste essere in grado di controllare la mente negativa in ogni occasione: se non ci riuscite, a cosa sono serviti tutti i vostri sforzi?

Le persone che hanno praticato la religione con sincerità, con rettitudine e con intelligenza, quando si trovano di fronte a un problema, dovrebbero essere a loro agio.

Se lo sono, questo significa che hanno realmente ottenuto un risultato dalla pratica. Se invece siete soddisfatti in modo superficiale, parlate in modo molto convinto della vostra religione, con tanto entusiasmo, ma, quando vi trovate in una situazione difficile, la vostra mente è assolutamente vuota: non c’è intelligenza né saggezza né controllo. Ciò dimostra quanto sia primitivo il vostro modo di intendere la religione.

Coloro che si incamminano sul retto sentiero con intelligenza e con il giusto atteggiamento mentale possono risolvere in modo definitivo tutti i problemi psicologici.

Quindi le persone religiose, che meditano, invece di inquinare la mente con ogni sorta di concetti, agiscono realisticamente e con chiaro discernimento; si applicano al sentiero della liberazione e gradualmente ottengono tutte le realizzazioni.

Le persone prive di saggezza sono come quegli affamati che, trovato del cibo sostanzioso, non riescono a digerirlo perché lo divorano troppo in fretta.

Per sapere quel che è meglio per voi dovete capire i vostri problemi mentali, il vostro modo di vivere, i vari metodi disponibili.

A quel punto scegliete quella adatta alla vostra situazione, perché avete compreso bene che vi sarà di aiuto. I metodi non sono necessariamente buoni o cattivi in se stessi; metodi eccellenti per alcuni possono essere deleteri per altri. Quando avrete imparato a conoscere la vostra struttura psicologica, potrete acquisire molto facilmente il controllo della vostra mente. Però non potete forzare questo processo, il controllo mentale si ottiene gradualmente e naturalmente, non all’improvviso o in modo artificiale.

Un atteggiamento mentale corretto e quindi molto più importante dell’azione stessa. Prima di iniziare qualsiasi meditazione esaminate la vostra mente: con una giusta motivazione la vostra meditazione sarà più facile proficua e produrrà realizzazioni in modo spontaneo. Non siate avidi di realizzazioni; non abbiate grosse aspettative come: “se faccio questa meditazione succederà qualcosa di fantastico“. Se siete sul sentiero giusto non dovete preoccuparvi dei risultati della pratica.

Non siate troppo attaccati alla vostra religione perché se qualcuno sostiene che è cattiva, e voi vi arrabbiate, dimostrate di essere proprio fuori strada. Scopo della pratica è liberarvi dalle agitazioni della mente, quindi non turbarsi per le critiche. Cercate di liberarvi dall’inquietudine mentale perché così la realizzazione interiore, che porta alla serenità, al Nirvana, a Dio, o comunque vogliate chiamarlo -vi sono così tanti nomi- sarà con voi naturalmente.

Alcuni pensano che la religione sia una cosa meravigliosa, colma di molti concetti elevati. Ma a che servono tanti concetti senza l’azione, se non vengono realmente integrati? I concetti in se stessi possono essere causa di conflitti mentali. Se il vostro interesse per una religione è limitato alla teoria, le vostre idee rimangono sospese in alto nel cielo dell’intelletto, mentre corpo, voce e mente della vita quotidiana rimangono coinvolti qui sulla terra.

A questo punto questi due aspetti iniziano a disturbarvi e vi lamentate: “La religione non è poi così positiva, mi sento sempre agitato. La credevo fantastica, invece mi pare di aver più problemi di prima”. Perché succede così? Perché non avete integrato questi due fattori, avete scavato un solco, e siete più divisi che mai. Proprio per questa ragione Buddha definì negativa la mente dualistica, perché causa conflitti interiori e turba la vostra serenità.

Chi è un Buddha? Ogni mente che riesce a superare il dualismo è un Buddha. È assoluta saggezza, illuminazione, pace definitiva, onniscienza: i modi per definirla sono tanti. Potete osservare il funzionamento della mente dualistica nella vita di ogni giorno. Quando qualcosa attrae la vostra attenzione, voi subito la confrontate con qualcos’altro, e quando finalmente ve ne siete appropriati, la vostra mente insiste: “che ne pensi di quest’altra?”. Il confronto è continuo, incessante.

Questa è la psicologia dei commercianti, che sono sempre in concorrenza fra loro. La nostra mente funziona allo stesso modo, ed è proprio per questo motivo che la nostra vita continua ad essere impregnata di materialismo.

Brano tratto dal libro di Lama Yesce

“Buddhismo in Occidente”

Ed. Chiara Luce